
L'Alluvione del '66.
Alla fine del'anno 2000, la mia seconda grande "svolta" professionale. Dopo 20 anni di informatica, la decisione di passare a un'attività del tutto diversa: dal computer... ai pennini! La Calligrafia era stata per me, fino a quel momento, un semplice passatempo. Ogni tanto, tiravo fuori dal cassetto i pennini, gli inchiostri e le penne calligrafiche (acquisti fatti a Lodra alla fine degli anni '70) e trascorrevo qualche ora a giocherellare con i vari tipi di scritture. Ccme spesso accade agli inizi, ero attratto dalle antiche scritture 'Gotiche', per poi passare anche ad altri stili. Poi, riponevo tutto nel cassetto e riproendevo le mie 'normali' attività.
Già nel breve intermezzo lavorativo presso l'Istituto Universitario Europeo, mi ero cimentato nello scrivere a mano nomi e indirizzi sulle buste per gli inviti alle varie conferenze. Un piccolo esercizio che, oltre ad essere piaciuto e apprezzato, è forse stato il seme di ciò che sarebbe seguito.
Ero molto indeciso sul mio futuro tra le tante alternative prese in considerazione, c'era perfino quella di acquistare un'edicola di giornalaio. Oppure, una cartoleria - mi avevano sempre affascinato fin da piccolo quei luoghi pieni di pene, di gomme, di quaderni e via dicendo. E infatti, la prima idea fu di aprire una cartoleria. Ma poi la folgorazione: una cartoleria speciale, dove vendere pennini e inchiostri! A Firenze solo qualche negozio di Belle Arti teneva in vendita pennini: una scarsa varietà e principalmente da disegno o, comunque, a punta fine. Quelli a 'punta tronca' non si trovavano.
L'idea era nata, ma ora occorreva passare alla pratica. Con internet, anche se agli albori, la ricerca di fabbriche di pennini fu certamente facilitata e in breve tempo mi misi in contatto con due ditte inglesi e, tramite un distributore, con uno tedesco. Da lì il passo fu breve. Trovai un fondo che, guarda caso, era stato usato per una cartoleria, nella zona di Piazza Savonarola, non lontano da casa mia. Con l'impagabile aiuto della mia compagna, in seguito divenuta mia moglie, e di alcuni veri amici, il minuscolo fondo (pochi metri quadri) venne restaurato e trasformato in un piccolo "antro della scrittura". Avevo già in mente lo stile dell'arredamento: mobili semplici in legno... una specie di piccolo salotto, più una scrivania da usare per scrivere e come banco di vendita.
Cercai di tenere segreto lo scopo del negozio fino a quando tutto non fosse stato pronto per l'apertua: doveva essere una sorpresa! E in effetti, per i primi tempi sorpresa fu, ma non nel senso che avevo sperato io: la gente passava, gettava uno sguargo alla vetrina e... mormorava: "Ma questo è pazzo! Aprire un negozio di pennini nell'era dell'informatica? In pieno 2000?". Questi passanti non spevano che io sentivo tutto, per via di certe fessure tra la vetrina e l'esterno... Ma non mi scoraggiai. Ci vuole pazienza nelle cose e infatti, piano piano, tante di quelle persone sono poi diventate regolari clienti. Non tutti per i pennini. Vendevo anche ottime penne stilografiche.
Nel 2001 pensai che, proponendo dei corsi di Calligrafia, avrei potuto avvicinare una più ampia gamma di clientela. Presi contatto con una bravissima calligrafa di Pistoia, Simona Bartolini, diplomata appunto in Calligrafia presso l'Università di Roehampton, in Inghilterra. Fu subito amicizia e l'inizio di una lunga collaborazione. I corsi ebbero un discreto successo - vuoi per la novità o perché effettivamente c'erano diverse persone incuriosite e interessate. I primi corsi vennero tenuti nei locali del vicino Liceo Cavour, dove tra l'altro mio figlio era alunno. Grazie alla generosità del Direttore, che mi offrì l'uso gratuito di un'aula, una sera a settimana, potei pertire con il progetto. Un notevole aiuto per me. Un altro aiuto, a diffondere le mie iniziative, venne da un giornalista de "La Nazione", Alfredo Scanzani, al quale un amico comune aveva parlato del mio negozio. In concomitanza con il primo corso, uscì una bella foto di me nel 'Diario di Firenze'! E altre ne uscirono in seguito periodicamente: quando annuncia di aver trascritto a mano l'intera Divina Commedia e in occasione di altri corsi.
Eccomi sulla porta del mio primo negozio. Uno spazio minuscolo, che ben preso si riempì di una quantità incredibile di oggetti: penne, pennini, inchiostri, carte di ogni genere, ma anche piccoli oggetti da regalo e anche normali prodotti da cartoleria. Per un certo periodo ho venduto anche un altro genere di oggetti quasi antichi: i regoli calcolatori. Molti oggi non sanno neanche che cosa fossero quella specie di righelli, ma basti dire che nella prime avventure spaziali essi venivano regolarmente impiegati dagli ingegneri per fare anche i più complicati calcoli. Oggi, ovviamente, si adoperano i computer. Più sotto alcune foto di questi misteriosi (si fa per dire) oggetti.
Dopo circa due anni dall'apertura, si liberò un negozio a fianco del mio. C'era una macelleria ed era anche molto più spazioso del mio! Trovai un accordo con i proprietari e mi assicurai questo nuovo ambiente. Siccome era vicino il periodo natalizio, pensai che non fosse il momento per un trasloco, così nella nuova vetrina allestii un enorme presepe e vari addobbi natalizi. Nel nuovo negozio adibii la vecchia cella frigorifera a magazzino delle penne e il retrobottega per il resto della merce.
Come già accennato, una buona parte dei pennini che vendevo erano di provenienza britannica, dove sorsero le prime fabbiche di pennini alla fine del '700. Questa minuscola, ma rivoluzionaria, invenzione segnò il passaggio dalla "vecchia" penna d'oca al più durevole e pratico pennino d'acciaio. La produzione, nell'800 salì a cifre impensabili: dalle fabbriche di Birmingham uscivano milioni di pennini ogni mese. Parte della lavorazione avveniva a mano e, nel museo di Birmingham, si possono ancora vedere parte dei macchinari. Ovviamente, le cose sono di nuovo cambiate con l'avvento delle penne a sfera, relegando l'uso dei pennini alla sola comunità dei calligrafi. Oggi queste fabbriche producono solo in minima parte pennini e hanno differenziato le loro produzioni per restare attive. Due delle più rinomate marche di pennini, la "Mitchell" e la "Leonardt", offrono ancora una gamma abbastanza vasta di pennini e di stilografiche e pennarelli calligrafici. Un'altra marca, anch'essa molto apprezzata dai calligrafi di tutto il mondo, è la tedesca "Brause". Infine, c'è l'americana "Speedball". Questi sono alcuni esempi di pennini:
Pennini 'a gomito' per la scrittura del Corsivo Inglese (Mitchell)
Pennini per disegno
Pennini a punta 'piatta'
Pennini a punta piatta Brause
Pennini classici 'a foglia'
Visconti - Divina Commedia
Accanto agli strumenti di scrittura antichi, la mia offerta si estendeva anche alle più note marche di penne contemporanee: prima fra tutte la fiorentina Visconti, allora guidata dall'amico Luigi Poli, instancabile creatore di nuovi modelli. Alcuni più da collezione che da uso quotidiano e una delle mie preferite, manco a dirlo, fu la "Divina Commedia", per la quale eseguii la scritta riportata sull'elegante confezione.
Delta - Wè Smorfia
Tra le altre marche, la Delta, con la caratterizzata serie "Dolce Vita" dal colore arancio e nero.
Un'altre delle sue penne che ebbe un gran successo fu la "Wè Smorfia": ingegnosamente avvitato nella 'clip' aveva un minuscolo
cornetto portafortuna in corallo.
La Delta creò anche una serie di penne da collezione etniche: dedicate ai Maori,
ai Tuareg, ecc... Una penna molto particolare fù la 'Pompei'.
Poi le Pelikan, le Parker, le Waterman e le inconfondibili "Giuliano Mazzoli" di Vallina (FI). La più caratteristica penna della Mazzoli fu la "Moka": una penna a forma della famosa caffettiera. Per un certo tempo tenni anche le eleganti Conway Stewart, in particolare quella dedicata a Winston Churchill. Tra le altre marche, anche le classiche "OMAS". Avevo così in vetrina una vasta gamma di stilografiche, roller e penne a sfera di ogni tipo e prezzo e credo di aver accontentato un buon numero di persone alla ricerca di una bella penna.
Paragonare un regolo calcolatore a un computer può sembrare un paradosso, eppure a partire dal XVII secolo, i regoli calcolatori
venivano impiegati per i calcoli più complessi fino agli inizi degli anni '70, quando furono disponibili le prime calcolatrici
elettroniche tascabili. Anche nei primi voli spaziali, incluso l'atterraggio lunare, gli astronauti si cervivano di un regolo
per i calcoli richiesti durante le missioni nello spazio.
Esistevano numerosissime varianti specifiche ai diversi settori, ad esempio: per cemento armato, per elettricità, per commercio.
Quasi tutti si basavano su una scala 'fissa', un righello mobile, e un cursore mobile trasparente che consentiva di allineare con precisione
i valori sulle varie scale.
Occorreva certamente una profonda perizia per usare bene un regolo calcolatore. Inoltre, si doveva avere una buona idea degli ordine
di grandezza in gioco. Un buon ingegnere non poteva esimersi da avere una profonda familiarità con il regolo calcolatore.
Alcuni erano prodotti in una misura comodamente tascabile. Non richiedevano l'uso di pile e, se trattati con cura, duravano una
vita intera.
Qui sotto le foto di alcuni dei regoli che avevo in vendita nel mio negozio.
Per Cemento Armato - Fronte
Per Cemento Armato - Retro
Mod. 645 - Per il commercio
Mod. 650 - Per calcoli elettrici
Una collaborazione durata per molti anni è stata quella con la Salvatore Ferragamo, durante i quali i sempre eleganti
inviti per eventi, sfilate e cene venivano personalizzati con la mia scrittura in stile Cancelleresco.
Più di una volta, per essere a più stretto contatto con i responsabili degli eventi, specie nelle ultime ore quando erano necessarie
correzioni di nomi o indirizzi, svolgevo il mio lavoro nei prestigiosi ambienti di palazzo Feroni. Penso di aver scritto, nel lungo
arco della collaborazione, qualche decina di migliaia di indirizzi!
Altro importante Cliente, la Benetton, mi convocò alla sede di Treviso per la scrittura degli inviti per la celebrazione del quarantennale, che si sarebbe poi svolta a Parigi. I tempi erano stretti e gli inviti (5 per ogni busta da indirizzare, erano circa 5000. Mi avvalsi della collaborazione di due colleghe e portammo a termine tutto in circa 4 giorni. Una seconda occasione fu tempo dopo, a Milano, per una cena in onore di Al Gore. In questo caso mi venne chiesto di scrivere i segnaposto.
Altri Clienti nel settore della moda sono stati Gucci, la Stefano Ricci e la Bottega Veneta.
L'Istituto Universitario Europeo per i diplomi di Laurea, l'Osservatorio Permanente Giovani-Editori per
il loro inviti e tanti altri.
Infine, i tanti clienti - troppi da elencare! - per partecipazioni di matrimonio, pergamene, biglietti da visita, poesie e
perfino anche... lettere d'amore! Il tutto rigorosamente scritto a mano.
Tutte le cose, anche le più belle, hanno una fine. Così anche per il mio negozio.
Nel 2008 dovetti prendere una seria decisione. Il lavoro da amanuense mi impegnava al punto che, dopo aver trascorso
8/10 ore in negozio, tornavo a casa e mi mettevo a scrivere - a volte anche per tutta la notte. Un ritmo simile non potevo
sostenerlo a lungo, né potevo permettermi di assumere personale per il negozio. Così, molto a malincuore, feci una vendita di
fine attività e tirai giù il bandone del negozio fisico: le vendite on-line di pennini e affini, tramite le pagine web,
proseguì per qualche tempo, ma poi chiusi anche quello.
Fino a metà del 2014 proseguii con l'attività della scrittura, diradando via via gli impegni e passando a due ex-allieve,
Isabella Leone e Laura Mazzetti le richieste che ancora arrivavano. Mentre Isabella è poi stata
assunta come insegnante in una scuola di Lucca, Laura è stata bravissima nel continuare in questo settore, sia sostituendomi
nei lavori per la Ferragamo, sia nell'ambito dei matrimoni ed ha avuto e ha tuttora un grande successo e diversi riconoscimenti.
Questo mio aver 'passato la penna' a Laura mi riempie di soddisfazione, perché da un senso di continuità a quanto avevo iniziato
nel 2000.