
L'Alluvione del '66.
Daniel Quinn (Senior) 1925(?)
coi suoi genitori
Mio padre, Daniel anche lui, nacque a St. Albans (una piccola città a 35km da Londra, nota ai tempi romani come Verulamium, quando fu la
prima maggiore città della Britannia sulla strada romana che da Dover portava al vallo di Adriano). La permanenza fu breve, perché un paio di
anni dopo, la famiglia si trasferì a Walthamstow, un'altra piccola città nella periferia londinese, che negli anni '60 è diventata parte della
"Greater London".
Era il più piccolo di 5 figli (aveva una sorella e tre fratelli). Suo padre (mio nonno) era impiegato in una grossa fabbrica di gomma e pneumatici.
Frequentato un istituto tecnico, già a 16 anni trovò lavoro come apprendista in una ditta di materiali elettrici. In seguito, frequentò un corso
di specializzazione, acquisendo una grande esperienza nel settore dei trasformatori di alto voltaggio.
Daniel Quinn (Sr)
Si sposò molto giovane, a 19 anni, e nel 1937 ebbe una figlia (Patricia). Nello stesso periodo, molto appassionato di musica, formò piccole orchestre nelle quali cantava le canzoni americane più in voga.
Mio padre e la musica (1939)
Nel 1939 il lavoro scarseggiava e così decise di arruolarsi nella Marina Mercantile. Non fu una scelta molto felice, perché venne assegnato a una
nave che faceva rotta GB-Jamaica. Una nave per il trasporto di banane e quindi progettata per rollare di continuo, così da non far sciupare le
banane, ma in quanto ai poveri marinai...! Tornato a casa, lavorò per una grossa azienda in Scozia, sempre nel settore dell'elettricità, per
l'allestimento di reti elettriche da 110.000 Volt. Poco dopo arrivò la chiamata alle armi e venne destinato ai Royal Engineers. Per tre anni
servì all'estero, in Nord Africa e in Italia, continuamente impegnato nell'allestimenti di impianti elettrici per ospedali militari. Fu promosso
Sergente e, quasi al termine del conflitto, trascorse circa un anno a Roma, responsabile per tutte le installazioni militari. Il suo ultimo lavoro,
in quella veste, fu l'impianto elettrico all'aeroporto di Ciampino.
Al termine del conflitto tornò a Londra, ma trovò che il rapporto con sua
moglie si era deteriorato in modo irreparabile. Da qui la decisione di tornare in Italia, dove conobbe la mia futura madre. Nel '48 si sposarono e
egli iniziò a lavorare nel negozio di pelletteria di famiglia, in piazza Santa Croce. Sempre ricco di iniziativa, aprì a fianco del negozio un
ufficio per l'importazione di accessori per l'edilizia di una ditta inglese, la Rawplug. Tuttavia, il crescente impegno dell'attività
principale, lo costrinse a cedere questa seconda attività dopo alcuni anni.
Nel frattempo, era il 1951, con grande gioia dei miei genitori, arrivai io.
Agli inizi degli anni '60 creò uno studio semi-professionale di registrazione, sempre a fianco del negozio: la sua grande passione per la musica
non si era certo assopita! Il suo studio venne utilizzato per diverse registrazioni musicali, anche con un orchestra di 40 elementi, collaborando
più volte con la Casa Editrice Corrado Tedeschi, quella della Nuova Enigmistica Tascabile, che al tempo commerciava
cofanetti di dischi a 45 giri.
La sua cerchia di amicizie nel campo musicale crebbero. In particolare, divenne molto amico di
Narciso Parigi e di altri musicisti di Firenze.
Sempre negli anni '60, organizzò serate musicali allo "Chalet dei Tigli", all'imbocco delle Cascine, ma purtroppo la scena musicale stava rapidamente
cambiando, e non trovò mai il successo che si sarebbe meritato.
Qui lo si può ascoltare in una di quelle occasioni, alla quale ero presente anche io, e che fu registrata 'amatorialmente':
Non c'è da stupirsi, dunque, che anche io abbia sviluppato una forte attrazione alla musica, anche se di genere molto diverso, come racconto
[QUI].
Nel 1966, i miei genitori decisero di ritirarsi dal lavoro e presero accordi per vendere l'attività di pelletteria. Ma nel mese di Novembre
avvenne ciò che racconto [QUI].
Mio padre ebbe notevoli problemi di salute, originati nel periodo di guerra: in Africa si era preso l'Ameba, che fu però scoperta quasi per
caso nei primi anni '60. Il dottore che la diagnosticò, Prof. Giunta, disse che sarebbe stato un percorso difficile quello per guarire e per
diverso tempo gli venne somministrato per via orale un forte acido. Questo eliminò, è vero, l'Ameba, ma ridusse il suo intestino allo spessore
di una foglia di cipolla. Oggi ci sono sistemi molto meno invasivi, ma allora si sapeva ancora poco di queste malattie tropicali.
Negli anni successivi, assieme ai miei genitori trascorsi diversi periodi estivi in Inghilterra, dove i miei si erano acquistati una piccola
casetta nell'aperta campagna del Somerset. In quei mesi estivi facevo lunghe pedalate alla scoperta dei tanti paesini caratteristici, come
Wells, Cheddar, Glastonbury, Weston-Super-Mare, ecc..
Gli insegnamenti di mio padre sono stati tantissimi. A parte condividere la passione per la musica, mi ha trasmesso anche un forte interesse
per l'elettricità e l'elettronica. Negli ultimi tempi, la gioia di avere un nipote illuminava i lunghi pomeriggi passati ad ascoltare musica,
seduto sulla sua poltrona preferita.
E' venuto a mancare una notte di Febbraio del '95 e io mi trovavo a Roma.
Iolanda Misuri Quinn (1950?)
Mia madre Iolanda è nata e cresciuta a Firenze. Anche lei ha iniziato molto giovane a lavorare, in parte per aiutare suo padre e in parte
come apprendista e commessa in altri negozi.
Quando arrivò la guerra, furono tempi molto duri. Il negozio doveva stare chiuso. Così mia
madre, molto intraprendente, si mise in contatto con la Croce Rossa e riuscì a farsi dare dei passaggi per andare a Roma. Portava con sé un paio
di valigie di merce (portafogli, cornici, qualche borsa) e andava nelle basi militari degli inglesi e degli americani, dove veivano organizzate
delle piccole mostre di artigianato locale. Quasi sempre riusciva a vendere la merce che aveva portate e a tornare indietro con cibo (riso, uova
ecc...) che comprava con il rivavato delle vendite. Mi raccontò che una volta, in viaggio per andare a Milano, il treno si fermò fuori Bologna
perché c'era un'incursione aerea. Tutti saltarono giù in cerca di un riparo, ma lei rimase imperterrita al proprio posto.
Piovvero molte bombe, anche non distante dal treno. Quando, passato il pericolo, gli altri passeggeri risalirono sul treno tutti la lodarono
per il coraggio che aveva dimostrato. La realtà era un poco diversa: non si era mossa im parte per la paura delle bombe, che le aveva paralizzato
le gambe, e in parte per il timore di dover lasciare incustodita la sua merce...
Il negozio Misuri (1950)
I Signori Quinn (1950)
Poco prima che finisse la guerra, nel '43, suo padre morì d'infarto mentre tornava a casa e così dovette prendere lei le redini del negozio,
aiutata in parte da mia nonna, che però doveva occuparsi dell'altro figlio, malato in ospedale. Un giorno arrivò in negozio un baldo giovane
inglese (mio padre) che si offrì di aiutare nel negozio. Presto quella che era un'amiciza divenne qualcosa di più e nel 1948 si sposarono.
Erano ancora anni duri, ma piano piano l'economia riprese e, soprattutto, iniziarono ad arrivare turisti, in gran parte americani. Gli affari
anndarono sempre meglio, tanto che poterono assumere diversi lavoranti e commessi. I primi 'gruppi', accompagnati da guide con le quali mio
padre strise diverse amicizie, assicurarono un flusso di buona clientela, interessata al vero artigianato fiorentino. Seguirono anni di intenso
lavoro, a volte anche 'fuori orario', per contentare 'gruppi' che erano di passaggio, ma solo di sera. Ricordo un periodo, da piccolo, nel
quale sentir squillare il telefono all'ora di cena era diventato un incubo.
Poi arrivò la concorrenza (a volte non sempre leale: altri imprenditori si gettarono in questo mercato in espansione e fiorirono altri negozi
di pelletteria. Mio padre si prese quasi un esaurimento nervoso quando, all'interno della basilica di Santa Croce, venne aperta la "Scuola del
Cuoio". Per lui era inconcepibile che ci fosse commercio in una chiesa!
Ma torniamo a mia madre. Lei aveva un forte istinto commerciale e riuscì a impostare l'attività con molto successo, mentre mio padre si occupava
(si direbbe oggi) più delle pubbliche relazioni e dei contatti con le grandi agenzie di viaggi estere.
Il 'boom' economico degli anni '60 portò a buoni guadagni e mia madre, con un buon fiuto, pensò a investire quanto poteva nel mattone. Acquistò
una palazzina adiacente al negozio, che piano piano fece restaurare e rimodernare, traendone alcuni appartamenti 'moderni' da poter affittare.
Questa operazioni si rivelarono molto provvidenziali, in seguito, per attutire i notevoli danni economici che causò l'alluvione del '66.