Daniel e la Musica

Partiamo da mio padre

Daniel Quinn Sr.

Dalla mia più tenera infanzia, ho sempre sentito musica. Mio padre, Daniel come me, aveva una bella voce e, se non fosse stato per la guerra, sarebbe certamente diventato un famoso cantante. Il suo idolo era Bing Crosby, ma anche Nat Kig Cole e Frank Sinatra. Nelle estati degli anni '60, in piazza della Repubblica a Firenze, lo storico Caffé Paszkowski ospitava concerti all'aperto con varie orchestre. Amico degli allora proprietari, i Sigg. Frizzoni, e di molti orchestrali, mio padre si è spesso esibito nelle sue canzoni preferite. Nella foto, lo si vede in una di queste occasioni.

Nell'estate del 1962 organizzò alla "Chalet dei Tigli" (era all'imbocco delle Cascine, ormai chiuso da tantissimi anni) serate musicali per i turisti stranieri, riscuotendo un notevole successo.
Aveva messo insieme una piccola orchestra (piano, chitarra, violino, basso e batteria) e, per rendere più vario lo spettacolo, alternava il suo repertorio "Evergreen" americano con quello italiano, cantato da un tenore. Sul piccolo palco c'erano anche momenti scherzosi, giocati sull'antico e sul moderno (di allora): dopo qualche strofa di "O' sole mio", cantato tradizionalmente dal tenore, di colpo il ritmo cambiava e subentrava mio padre cantando la versione "modernizzata" di Elvis Priestly "It's now or never". Il tenore fingeva di essere fortemente irritato da quell'intrusione e ciò divertiva il pubblico.
Una sera di Agosto, mi portò con sé e ho un bellissimo ricordo di quella serata, orgoglioso degli applausi che riscuoteva mio padre. Il ricordo è anche legato a un evento meno piacevole, che fece molto scalpore: durante la serata si diffuse la notizia dell'improvvisa morte di Marilyn Monroe, avvenuta poche ore prima.

Le mani sul pianoforte

A sette anni circa, i miei genitori mi proposero di prendere lezioni di pianoforte. L'insegnante era il Prof. Gastone Frangini e le lezioni si tenevano al Collegio "Alla Querce", dove frequentavo le elementari. Confesso che la parte teorica (solfeggio) mi interessava davvero poco, e i "Gioielli Musicali" di musica classica non erano proprio i miei preferiti. Ma almeno ho imparato a tenere le mani sulla tastiera e a tirarne fuori qualcosa di ascoltabile. Ricordo che in uno di quei primi anni di 'carriera', mi venne chiesto di esibirmi durante la cerimonia di premiazione dei migliori studenti. Non ricordo che cosa suonai, ma non vedevo l'ora di finire. Seguì un applauso, ma non ho mai saputo se era dovuto alla bontà della mia esecuzione o a quella del pubblico presente.
Gli accordi al pianoforte li imparai solo diversi anni dopo, quando iniziai a suonare la chitarra: segnandomi le note, le riportai sulla tastiera.


Il mio primo "disco"

Danny Jr a 7 anni

Danny Jr a 7 anni

Mio padre possedeva alcuni registratori semi-professionali e aveva avviato uno studio privato di registrazione, in un locale in Piazza Santa Croce. Con tanto di "cabina di regia", microfoni, strumenti musicali vari, tra i quali un bellissimo pianoforte a coda. Spesso riuniva di suoi amici musicisti e si divertivano a registrare qualche sessione musicale.
In una di queste, a casa del Sig. Zucchetti, mi proposero all'improvviso se volevo cantare qualcosa. Non me lo feci chiedere due volte! Era il momento delle canzoni di Domenico Modugno e così ne proposi una. Senza prove e cantando 'a memoria' furono registrati due pezzi: "Come Prima" e "Io". Ad ascoltarli ora, mi fanno molta tenerezza.

Come Prima:

Io:

Ora la chitarra

Comunque, le lezioni continuarono anche negli anni successivi fino a quando, ormai attirato dalla musica dei Beatles, decisi di passare a questo secondo strumento. A insegnarmi come suonare la chitarra fu per l'appunto Torres, il chitarrista delle serate ai "Tigli", che avendo una chitarra elettrica da vendere, mi promise che se l'avessi comprata mi avrebbe insegnato. La chitarra la comprai, ma le lezioni si ridussero a una sola, di due ore, dopodiché non lo rividi più. E neanche mio padre, che ci rimase un po' male. Nonostante questo primo esperimento non fosse stato dei migliori, m'ingegnai con manuali e tanta pratica. La chitarra era una Davoli semi-acustica che, quindi, potevo suonare anche senza amplificatore.

I complesso dei "Lost Souls"

Erano gli anni della "British Invasion" e come tantissimi altri miei coetanei, trovai qualche amico e formammo il nostro primo complesso. Gran parte del nostro repertorio era, comunque, quello di Cliff Richard e gli Shadows. In questo complesso (non si chiamavano ancora 'band') c'era il mio amico Gerardo Ciliberti (Chitarra solista) e Lando Di Bari (batteria), coi quali siamo ancora in contatto.
La nostra prima uscita ufficiale la dobbiamo a un altro caro amico: Gianni Mercatali, divenuto poi famosissimo creatore di eventi. Si trattava di una festa privata in una ville di Firenze, Villa Curonia, se ricordo bene. La nostra musica era un po' troppo 'soft' per dei giovani che già masticavano Beatles e Rolling Stones, così finimmo per suonare (e cantare) una "Satisfaction" tutta di seguito per almeno un'ora: un record che, sono certo, non abbiano battuto nemmeno gli esecutori originali!


Intermezzo

Il complesso The Things

The Things - 1966(?)

Era iniziata la grande stagione dei complessi: ogni fine settimana nelle sale da ballo (non ancora 'discoteche') c'erano concorsi per complessi musicali. I premi in palio era quasi sempre irrisorii, ma per noi ragazzi il premio era concorrere, partecipare: esserci. In quel periodo i complessi si formavano poche ore prima, si decideva sulla canzone da interpretare, si suonava e, a volte anche solo poche ore dopo, ognuno per la sua strada.
Mi ricordo un paio di nomi di queste formazioni istantanee: "Gli Hyksos" e "The Things", ma non rammento chi fossero i compagni di note.


I complesso dei "Fleches"/"Knights"

Il complesso The Knights - 1967

The Knights - 1967

(foto fornita da Andrea)

Una volta iniziato il liceo, la scena musicale italiana e internazionale era dominata principalmente da gruppi inglesi o americani e la formazione del complesso cambiò: Andrea Foglianti alla batteria e Fabio Portera al basso. Inizialmente, grazie al padre di Andrea, potevamo parcheggiare i nostri strumenti in un'associazione privata con una bella sede in Palazzo Capponi, nell'omonima via. Poiché il nome dell'associazione era "Le Frecce", ci fu chiesto di chiamarci "Les Fleches".
Terminata questa breve esperienza, cambiammo il nome in The Knights". Nella foto siamo all'Hotel Giotto di Bivigliano, per una festa dell'ultimo dell'anno.
Una volta tentammo anche un concerto pomeridiano allo Chalet "Gli Assi", sul viale Michelangiolo, ma il successo fu scarsissimo...
Fu in quel periodo che suonammo anche allo "Space Electronic", un locale molto alla moda, dove avevano suonato anche i "Rokes" (sì, proprio quelli di "C'è una strana espressione nei tuoi occhi") e a "La Siesta", in abbinamento con gli avversari (musicali) "Gli Addams", formato da due fratelli Crivelli, Daniele Dal Monte e Guido Bonatti.

Un blitz in Versilia

Credo di poter collocare qui anche un esperienza da solista in Versilia. Uno dei tanti concorsi. Mi presentai, se non erro, con "Green grenn grass of home" di Tom Jones, indossando una camicia fatta a bandiera britannica. Arrivai secondo e fui avvicinato da un 'talent scout', che mi chiese se intendessi intraprendere il canto come professione.
Un intervento poco opportuno di due miei parenti, presenti alla serata, involontariamente mozzarono d'un colpo questa prospettiva, affermando con orgoglio che io avevo già inciso un disco. Si riferivano alla registrazione che avevo fatto con mio padre quando avevo 7 anni, ma il "talent" fraintese e si allontanò senza dire altro. Fine senza inizio di una carriera da cantante.


I complesso "I Perché"

I Perché
Daniel

Poi, io passai a un altro complesso: "I Perché", composto da Daniele Dal Monte, mio dirimpettaio di casa, alla chitarra solista, Stefano Ciatto (purtroppo deceduto in un incidente d'auto qualche anno fa) al basso, Roberto Fontanelli alla batteria, e Stenio Moschini, figlio di un famoso impresario musicale e teatrale. Con Stenio ci alternavamo tra chitarra e tastiera.
Con "I Perché" la faccenda diventò più professionale: avevamo strumenti abbastanza decenti, un grande entusiasmo e un repertorio piuttosto vasto. Suonavamo principalmente a feste private. Una in particolare la ricordo bene: fu in occasione di una "Festa della Moda" e fu tenuta a Villa Corsini a Mezzomonte. L'occasione fu per noi molto fortunata, perché per la serata erano stati ingaggiati "Gli Scooter", un complesso che aveva raggiunto il successo con un disco "La motoretta". Avevano una strumentazione incredibilmente migliore della nostra e per la prima volta potei mettere le mani su un organo Hammond: il top dei top! Mi ricordo che partimmo con un'improvvisazione strumentale: tutti ballavano contenti fino a quando un tizio, protestando per il volume troppo alto, staccò letteralememte la spina.
Era il momento delle 'divise' a noi non eravamo da meno: la giacca arabescata era in tessuto tipo seta, in un blu elettrico (non tanto evidente nelle foto).

Infine... Crooner

E potrei dire che, coi primi anni '70, la mia carriera musicale pubblica (se così si può chiamare) terminò. Ormai impegnati con il lavoro, ci trovavamo solo occasionalmente per suonare 'a nostro uso e consumo', generalmente la domanica mattina. Poi gli incontri si diradarono e tutto finì lì: con dei gran bei ricordi di un'epoca unica e irripetibile.

Daniel Quinn al pianoforte Daniel Quinn al pianoforte

Ovviamente, non ho mai abbandonato la musica: ho continuato, per conto mio sia con la chitarra sia, soprattutto, col pianoforte che avevo in casa. E col passar degli anni, sono tornato agli inizi, o, per essere più precisi, al repertorio di mio padre. Nel 2015 mi sono divertito a cantare, usando delle ottime basi musicali pre-registrate, canzoni di Sinatra, Nat King Cole e... via dicendo. Sono diventato un crooner solitario...

Purtroppo, per una questione di Copyright sulle basi musicali, non mi è possibile riprodurre qui i brani che ho cantato. Tuttavia, se qualcuno fosse interessato, possiamo trovare una soluzione...


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